Oltre le scatole (senza romperle) – Puntata 10

Decima puntata di questa rubrica, si invertono i ruoli! Torna chi è stato intervistato per torturarmi un po’. Come sarà andata?

Giubilo e gaudio per questo traguardo!

In questa rubrica abbiamo intervistato e maltrattato autori, blogger, recensori, ancora autori e illustratori…

In questa puntata speciale rivoluzioneremo tutto per chiudere questo primo ciclo.

Manca, al momento, una sola categoria ancora da ascoltare: il consumatore.

E quale modo migliore per poter far vendicare i nostri cari maltrattati nelle puntate precedenti?

Ebbene si, in questo viaggio nel tempo sarò io questa volta colui che dovrà essere malmenato… e saranno coloro che al grido di vendetta potranno rendermi pan per focaccia.

In questa puntata corale sono davvero davvero felice di riaccogliere tutti e già da ora li ringrazio per la loro disponibilità e pazienza!

si comincia!

PASSATO

Mi presento: Mi chiamo Stefano, ho 28 anni, vivo a Padova e i giochi sono sempre stati una mia passione…. forse ossessione rende meglio l’idea. Mi piace molto scrivere e da qualche anno sono riuscito a unire le due cose e parlare di ciò che più mi piace.

Lavoro da 3 anni in una Escape room e mi piace davvero molto.

Generalmente gioco a tutto, prediligo molto i deduttivi e mi piacciono i collaborativi.

Ora partiamo con la graticola!

FRANCESCO TESTINI: Qual è il primo gioco che hai giocato in assoluto?

– Questa è una bella domanda, fin da piccolo ero appassionato di giochi ma ahimè non ne avevo molti… ricordo sicuramente di aver consumato “Indovina chi”, avrò avuto 6/7 anni ma soprattutto ho dei ricordi nitidi di me a casa di una mia amica a giocare al fantomatico “Brivido”… partite su partite, quanti scongiuri fatti quando era il momento di lanciare quel dannato teschietto! Ricordo poi estati intere passate a giocare a “Crucimaster”, è una sorta di scarabeo dove però si potevano modificare le parole già scritte sul tabellone per fare più punti. Ricordo questi amici di famiglia che portavano da noi questa scatola verde e mi si illuminavano gli occhi…Tutt’ora amo questo tipo di giochi!

FRANCESCO BERARDI: Sei appassionato dei giochi dei negozi specializzati, ma anche di quelli commerciali, come ad esempio quelli legati alle trasmissioni televisive. Che differenze trovi tra i giochi commerciali e quelli dei negozi specializzati?

– Un’altra mia grande passione è la tv, ma soprattutto i game show italiani e stranieri. I giochi commerciali spesso uniscono queste due passioni. Ho molti giochi nuovi e vecchi basati su trasmissioni televisive e mi piacciono, anzi penso che molti siano meglio di alcuni giochi cosiddetti “specializzati”. Avere il ruolo di conduttore o di colui che gestisce e mantiene vivo il gioco mi piace quasi più del partecipare… tanto da aver costruito dei prototipi di giochi che mi diverto fare con il mio gruppetto di amici. Le differenze ovviamente sono date dal target a cui sono rivolti i giochi, in genere hanno regole più semplici ed accessibili, così come le meccaniche ma non per questo sono banali o di serie B. Ricordo perfettamente che con la mia prima paghetta mi sono preso “Chi vuol essere milionario?”, avrò avuto 13/14 anni… ce l’ho ancora!

CHRISTIAN GIOVE: Qual è il primo gioco che hai fatto con tuo marito e qual è il vostro gioco da due preferito?

– Allora il primo gioco fatto con lui è stato il labirinto magico, avevo 19 anni e ricordo che dopo aver traslocato a Padova in casa c’era solo quello. Il primo gioco comprato assieme è stato Lettere da Whitechapel, uno dei miei preferiti. Per risponderti all’altra domanda la battaglia è dura..se la giocano patchwork, jaipur e 7 wonders duel…credo che però quest’ultimo prevalga leggermente sugli altri.

 

E’ l’ora del MOMENTO FOTOGRAFICO e a chi potevo affidarlo se non all’illustratore per eccellenza? Le regole sono semplici, mi saranno sottoposte delle immagini e dovrò dire tutto ciò che mi suscitano, a ruota libera.

ALAN D’AMICO è il tuo turno!

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Allora, la prima cosa chi salta all’occhio è la disparità tra il calcio maschile e quello femminile.

Mi piace molto vedere qualcuno camminare con una scatola di gioco sottobraccio e domandarmi come sarà la sua serata, se gli piacerà, se si divertirà oppure no.

Il gioco credo sia uno dei più forti aggreganti fin da piccoli, non so perchè la gente creda che giocare sia una cosa riservata ai ragazzi giovani, giocare e passare del tempo con gli amici in questo modo è una delle cose che preferisco fare…dopotutto si diventa vecchi solo quando si smette di giocare.

Qui ahimè devo fare coming out: non ho mai giocato a Food Chain Magnate.

Ho sempre letto molto su questo gioco ma qualcosa mi ha sempre bloccato, penso che al mio gruppo non piacerebbe e rimarrebbe sullo scaffale. Se si tratta di cibo sicuramente la cosa mi attrae, sia perchè sono una buona forchetta (e si vede) sia perchè mi ricorda un passato ormai lontano: Ho studiato all’alberghiero e per 3 anni ho lavorato in un ristorante, i turni erano massacranti (anche 13 ore al giorno) e la mia era perlopiù una passione che volevo rimanesse tale. Potessi tornare indietro…

Pure qui devo prostrarmi, non ci ho mai giocato… nessuno dei miei amici lo aveva e non sono più riuscito a recuperarlo.

Da poco ho iniziato ad approcciarmi a questo tipo di giochi ed effettivamente mi piacciono, ho giocato a Descent seconda edizione, poi ho giocato a Sword & sorcery e da poco ho iniziato la campagna dell’espansione di quest’ultimo. Anche il nuovo Signore di Anelli ha stuzzicato la mia curiosità… vedremo…

Dopo questo viaggio nel mio passato è il momento di passare alla parte più corposa…

PRESENTE

MARCO LEGATO: Ti capita di acquistare giochi a scatola chiusa (senza averci mai giocato, nè aver letto recensioni o regolamento, nè aver visto video)?

Quanto pesa la bellezza materiale di un gioco (scatola, copertina, illustrazioni, qualità dei componenti, miniature) nei giochi che acquisti ?

– Devo dire che mi capita raramente, in genere mi documento sempre prima di un acquisto però è capitato nel caso di fiere o altro, in realtà ho una piccolissima tradizione legata a questa cosa…Ogni anno al/alla Play Modena compro sempre un piccolo giochino a scatola chiusa, alla cieca… alcuni anni mi è andata bene, altri un po’ meno. In genere però mi documento molto.

Per quanto riguarda i materiali in genere hanno un peso abbastanza importante, anche se dipende dalla tipologia di gioco che voglio acquistare. Dando un’occhiata al mio scaffale però effettivamente tutti i giochi che ho hanno dei materiali che sono molto belli e curati… quindi se devo sbilanciarmi dico sì, i materiali sono importanti sia per catturare la mia attenzione sia per aver l’occhio gratificato durante la partita…ovvio che se i materiali sono bellissimi ma sono usati per mascherare una carenza di meccaniche allora il gioco non vale la candela… è proprio il caso di dirlo!

PASQUALE FACCHINI: Meglio bei materiali a prezzo alto o materiali standard (cubetti dischetti) a prezzo “giusto” ?

– Direi che questa domanda capita a fagiolo visto la precedente… anche qui dipende dal gioco… se penso ad un “13 giorni” oppure a “Genial!” allora direi che i materiali standard siano più che sufficienti, perchè non aggiungerebbero nulla di più a quello che già il gioco offre… ma se devo pensare a “La via dei panda” o alla maggior parte dei giochi che ho allora sicuramente propendo per un costo un po’ più alto per avere dei materiali che sono sia belli da vedere, sia funzionali e che danno quel tocco in più che serve al titolo per uscire fuori dal mucchio! Basta confrontare la vecchia e la nuova edizione di “Santorini“!

Alcuni miei vecchi prototipi

LUCA BELLINI: Quali sono le emozioni/sensazioni che speri di ricevere da un gioco che non hai mai provato e quali quelle che invece ti attendi da un gioco che hai già provato diverse volte?

– Questa domanda per me è davvero molto importante. Se provo un gioco nuovo voglio essere coinvolto, calarmi appieno nell’atmosfera e nell’ambientazione del gioco. Se sono un detective voglio investigare, se devo scappare da qualcosa voglio sentire l’ansia e il fiato sul collo… Secondo me il metagioco che si crea al tavolo è fondamentale.. ma soprattutto di deve lasciare la voglia di provare altre strade, altre strategie per vedere se sono vincenti oppure no.

Se devo pensare invece ad un gioco già provato mi aspetto di scoprire nuove sfumature e sfaccettature che alle prima partite ho perso, imparare dai miei errori per trovare una nuova profondità. In questo caso penso che la curva d’apprendimento per me sia fondamentale per la longevità del gioco.

LUCA BORSA: Scrivere di giochi, quanto è difficile trasmettere le emozioni/ sensazioni che un gioco ti trasmette e quanto è importante in una recensione questa parte rispetto alla descrizione delle meccaniche ?

– Molto difficile trasmettere ciò che un gioco mi dà, soprattutto per me che non ho il dono della sintesi. Credo però di essere molto diretto e sincero, molti mi dicono che dalle mie recensioni traspare il mio entusiamo, soprattutto in quelli che preferisco. Nelle recensioni penso sia molto importante questo aspetto perchè entra in gioco la soggettività dell’autore, se un gioco è piaciuto a me e bene o male abbiamo gli stessi gusti, allora probabilmente piacerà anche a te. Meccaniche e sensazioni sono importanti allo stesso modo secondo me.

FRANCESCO TESTINI: Prima ti ho chiesto il primo gioco a cui hai giocato, ora ti chiedo l’ultimo.

– The Faceless, quel gioco mi affascina…Lo trovo geniale ed originale.

PASQUALE FACCHINI: E’ arrivato il tanto temuto #MOMENTOTWEET, avrai 140 caratteri per descrivere la tua esperienza di gioco ideale.

– Totale immersione nel gioco, interazione al tavolo (anche cattiva) ma soprattutto divertirsi e godersi l’avventura #siGiocaperGiocare

133 CARATTERI, dono della sintesi vieni a me!

Ecco cosa succede quando si lavora ad Halloween in una escape room!

CHRISTIAN GIOVE: Quanti giochi hai nella tua libreria e quanto è grande il tuo “Shelf of Shame” (il numero di giochi acquistati ma ancora non giocati)?

– Allora tasto dolente… ma non per i giochi mai aperti… ma per quelli che ho… un’ultima stima si avvicinava ai 200 titoli… ormai non so più dove metterli! Ma questo non mi fermerà! Per quanto riguarda i giochi mai aperti in realtà sono pochissimi, solo la seconda stagione di Pandemia Legacy perchè sto aspettando il momento giusto, l’ escape room dietro il sipario e quella dell’omicidio della serie exit (per lo stesso motivo).

MATTEO TeOoh BOCA: Ahimè è arrivato il momento della SCATOLA NERA, il momento delle domande scomode:

Cosa ne pensi di chi chiede consigli sui social network, ma non vuole pareri di chi ne ha fatto una recensione? Tu cosa preferisci? Qual è il tempo che dedichi a informarti sui vari blog/vlog/ecc? Se più testate parlano dello stesso titolo, selezioni o guardi tutto?

– Speravo arrivasse una domanda del genere!

Io sono dell’idea che se la mia macchina non funziona non chiedo al fantomatico cugggino cosa ne pensa, lo chiedo direttamente a chi ne sa sicuramente qualcosa. Leggo molto, mi informo e guardo vari video recensioni/tutorial prima di fare un acquisto. Certo ho i miei punti di riferimento per informarmi perchè affini con i miei gusti ludici ma non manca di googlare il titolo del gioco e cercare altri pareri. Forse non leggerò tutti gli articoli per ogni gioco ma sicuramente mi informo bene… Sicuramente non prendo molto in considerazione i commenti lapidari come “capolavoro!” oppure “fa schifo!” se non sono ben supportati da motivazioni e da un ragionamento.

ANTONIO FERRARA: Come fai a entrare così in sintonia con i tuoi intervistati anche conoscendoli poco?

– Questa domanda mi riempe un po’ di orgoglio misto a felicità. Non saprei risponderti con esattezza, prima di intervistarvi ho passato ore a spulciare i vostri profili, i vostri giochi e le vostre interviste sia per prepararmi, sia per evitare le solite domande trite e ritrite per invece chiedervi di cose personali che ancora nessuno aveva mai fatto… sono molto ficcanaso ed empatico (dicono…). Questo progetto è nato per far conoscere di più gli autori che ci sono dietro ai giochi cercando di smarcarmi dalle classiche cose preconfezionate, spero di farlo in un modo che sia divertente e che rompa ancora di più il muro tra chi c’è davanti e dietro le scatole dei giochi, da questo il titolo della rubrica.

CHRISTIAN GIOVE: Hai un autore “del cuore”, del quale punti ogni nuova uscita, anche se magari non tutte poi ti soddisfano? (domanda trabocchetto con cui puoi scegliere se far rimanere male il 90% di noi o il 100% di noi XD).

– Temevo questa domanda… allora togliendo tutti voi così non mi sbilancio… apprezzo molto colui che al posto del nome ha un codice fiscale: Ignacy Trzewiczek.

Di lui ho apprezzato tantissimo Robinson Crusoe e il recentissimo Detective.

Ormai l’arrivo è vicino… piede sull’acceleratore e via verso il domani!

FUTURO

STEFANIA NICCOLINI: Ciao Stefano, eccoci a noi! Se tu fossi un autore di giochi, quale domanda non sopporteresti e quale, invece, ti piacerebbe ti venisse posta? Attento a quello che rispondi perché andremo a controllare tutte le tue interviste!

MARCO CANETTA: …E già che ci sei, come il maestro Yoda rispondere dovrai.

– Cattiva questa domanda è!

Se autore di giochi io essere, la domanda seguente io odierei: ” a quale gioco ti sei ispirato?” Da un’idea di meccanica o ambientazione un gioco io credo nasca, se dalla base di un gioco partiti si è, forse giusta la strada non è.

La domanda che posta io vorrei è: “quale momento o cosa ti ha fatto scattare la scintilla che poi è diventata il gioco finale?” L’anima io credo mostri la domanda, l’anima del gioco e dell’autore che tutt’uno poi diventa.

P.S è stato faticosissimo scrivere come Yoda, me lo sognerò stanotte! Qui sento odore di VENDETTA!

 

ANTONIO FERRARA: E’ il momento degli IMPREVISTI E POSSIBILITA’, mi verrà sottoposta un’ipotetica situazione o dovrò dire sinceramente come mi comporterei o cosa farei.

Situazione: Il gioco che salveresti in caso di apocalisse zombi?

– Domanda di riserva? Solo uno è difficilissimo! E’ come se dovessi scegliere di amputarmi la gamba destra o quella sinistra. Se devo scegliere uno senza pensarci sceglierei ad istinto “Lettere da Whitechapel”, sia per le meccaniche che per l’attaccamento emotivo come dicevo prima, è uno dei primi giochi che ho comprato e ci sono molto affezionato. Poi è anche abbastanza pesante, lo posso usare come arma di difesa in caso estremo!

 

P.s spero di trovare almeno un altro giocatore vivo per giocarci!

CHRISTIAN GIOVE: Se tu fossi un boardgame che tipo di gioco saresti (genere, ambientazione, meccanica…)?

– Sicuramente un gioco con enigmi da risolvere e con una matassa di sbrogliare… un deduttivo molto complicato direi.

PASQUALE FACCHINI: Qual è il consiglio che da appassionato daresti ad una persona che si avvicina al mondo dei boardgame ?

– La prima cosa che direi è quella di divertirsi, il gioco deve essere passione, svago, felicità. Gli direi di andare per gradi, partite da quelli un po’ più semplici per capire quali sono i vostri gusti, cosa piace e cosa non vi piace… Una cosa importante che mi sento di dire è che non tutti i giochi sono fatti per piacere ai più, un gioco è il frutto del lavoro di molte persone, un sogno che per molti si realizza… dire questo gioco fa schifo è sbagliato, esprimere un’opinione è giusto ma deve essere spiegata ma soprattutto bisogna dire questo gioco A ME non piace… a volte siamo noi a non essere adatti ad un gioco e non il contrario. Non è buonismo o censura, è educazione.

Capolinea.

Questo viaggio, questo ciclo finisce qui, io non so davvero come ringraziarvi per il vostro tempo, per esservi aperti con me, per avermi raccontato i vostri sogni, progetti e ricordi.

Porterò dentro di me un pezzettino di ciascuno di voi e sono onorato di essere stato prima l’autista ed oggi passeggero di questo strampalato e meraviglioso viaggio.

Grazie.

L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso.
(Anne Carson)

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Stefano Stievano

Mi sono avvicinato a questo mondo fin da piccolo ma solo da qualche anno ho deciso di accostarmi in maniera diversa ai giochi da tavolo. Dopo aver creato qualche prototipo, inventato cene con delitto, costretto i miei amici a fare da cavie tra giochi, quiz tv e quant'altro ho deciso da un po' di tempo di unire la passione per la scrittura e quella dei giochi da tavolo. Mi piace raccontare me stesso attraverso loro, le mie esperienze, i miei amici, la mia vita e la mia quotidianità. I miei giochi preferiti sono quelli tematici o deduttivi, meglio se con un pizzico di bluff e con ruoli segreti... ma difficile scegliere una categoria.... Spero un giorno di riuscire a coinvolgere il maggior numero di persone possibile dentro al nostro folle e divertente mondo. Buon viaggio!

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