Oltre le scatole (senza romperle) – Puntata 7

Autore di decine e decine di giochi, questa settimana la nostra intervista all’autore di giochi da tavolo Francesco Berardi

Nuovo appuntamento, nuova intervista ed una nuova storia da vivere.

L’ospite di oggi ha in curriculum una vagonata di titoli, per citarvene solo alcuni abbiamo: Tuareg, Squiiz, Ruzzle, La torre degli incantesimi, Reazione a catena, Avanti un altro, L’isola dei famosi, La prova del cuoco e tantissimi altri!

Oggi esploreremo un’altra sfaccettatura di questo incredibile mondo, oggi abbiamo l’onore di avere con noi Francesco Berardi!

Benvenuto! Non hai la minima idea del guaio in cui ti sei cacciato…

– Purtroppo sì, perché in passato ho letto qualche tua precedente intervista

Iniziamo con la “classica” presentazione: parlaci di te ma ovviamente non sarà così facile…dovrai presentarti come se stessi facendo un discorso alla nazione!

– Italiani, popolo di poeti, naviganti, allenatori della nazionale di calcio e soprattutto giocatori, uno spettro si aggira per la grande distribuzione: siamo di fronte ad un periodo di grandi cambiamenti per il gioco da tavolo, ad un bivio importante e occorre prendere una strada! Rottamiamo il vecchio game design e i cloni di Monopoly, Gioco dell’oca e RisiKo! Rimandiamoli a casa loro! Se darete fiducia al mio partito, riconsegneremo il potere ludico al popolo che ha vissuto troppo a lungo sotto la dittatura degli anni ‘80. La nostra politica si basa sul mettere nei giochi classici e su licenza il seme dell’Eurogame e dell’Ameritrash. In questo modo potremo ridurre lo spread dalla Germania e soprattutto dare ai piccoli giocatori un futuro ludico migliore, con piccole scelte che possano contrastare il dominio del Partito dell’Alea. Solo partendo dalla base si potrà cambiare questo nostro paese e tenere il passo delle superpotenze ludiche straniere! Il nostro primo provvedimento sarà un bonus di 80 scatole alle famiglie più bisognose. Il nostro motto è: più scatole per tutti!

Ops, forse non ho detto molto di me come speravi. Allora rimedio velocemente: mi chiamo Francesco Berardi, sono nato a Pescara, mi sono laureato in Ingegneria Elettronica e ho fatto l’analista programmatore per quasi 9 anni, fino a quando nel 2010 sono diventato product manager della Clementoni, a Recanati, per la quale mi occupo dello sviluppo a 360°, dall’ideazione alla produzione, dei giochi da tavolo, di magia, delle tombole e di qualche educativo. In casa ho una playtester di 4 anni e mezzo che spero mi aiuterà a sviluppare dei bellissimi giochi per bambini.

Ora sì che siamo pronti per partire! Il viaggio si articolerà in 3 grandi fasi: Passato, presente e futuro…

Start!

PASSATO

– Iniziamo dall’infanzia, raccontaci del piccolo Francesco. Qual era il tuo rapporto con i giochi? E qual era il tuo preferito?

– Mi ricordo che mi piaceva molto giocare. A quale bambino non piace farlo? Riguardo i giochi da tavolo, ricordo che giocavo con le carte napoletane: ho letteralmente consumato il mazzo con cui giocavo con mio nonno e che ancora conservo in un cassetto. Verso gli ultimi anni delle elementari avevo iniziato ad inventare giochi che sottoponevo ai miei poveri compagni di classe: più che giochi da tavolo facevamo giochi con carta e matita e dei quiz (mi ricordo un gioco di “strategia” sul calcio e soprattutto dei labirinti in cui dovevi arrivare alla fine del percorso partendo all’inizio con alcune vite e cercando di raccogliere più punti possibili, proprio come in un videogioco). A partire dalla scuola media ho ideato giochi con le carte napoletane e da poker: nel corso degli anni penso di averne inventati una quarantina. Uno dei primissimi era una variante di scala 40 con le carte napoletane e ci ho giocato per 2 estati sotto l’ombrellone con i miei cugini. A distanza di circa 30 anni, qualche mese fa ho scoperto che quando si incontrano ancora ci giocano!

Non conoscevo molti giochi da tavolo, solo quelli più noti che si trovavano nei centri commerciali. Non ne avevo uno preferito, ma di sicuro durante il periodo universitario al primo posto c’era il Tressette, giocato anche in 5 persone come avviene per la Briscola bugiarda. Questo fino al 2004, quando ho di colpo conosciuto un nuovo mondo e ne sono rimasto folgorato a tal punto da partecipare in pochissimi mesi a ModCon, al Premio Archimede e a Lucca Games.

Come sei passato da giocatore a Product Manager per la celeberrima Clementoni? Come è stato passare oltre la scatola di gioco?

– Dopo aver scoperto i moderni giochi da tavolo ho iniziato a provarli e inventarne di nuovi: ormai i miei giochi con le carte napoletane non mi bastavano più! Come tutti gli autori alle prime armi, testavo i miei prototipi con gli amici, poi li facevo provare nelle convention e nelle fiere e soprattutto negli incontri per autori come IdeaG, il Convivio di Berceto e IDG^3. Dopo qualche anno sono riuscito a pubblicare alcuni giochi di carte (i miei anni passati a giocare con le carte tradizionali mi hanno influenzato anche come autore), ma questo era solo un passatempo. Poi l’azienda per cui lavoravo ha chiuso, così mi sono “rimesso in gioco” nel vero senso del termine e, oltre a propormi alle aziende IT della mia zona, ho inviato il mio curriculum alla Clementoni, che proprio in quel momento stava cercando una figura come la mia… ed eccomi qui a parlare con te.

Passare oltre la scatola di gioco è stato senza dubbio emozionante. Se fossi stato al posto di qualsiasi altro dei miei amici autori, mi sarei invidiato da solo: in quel periodo si diceva sempre, e si dice ancora, che in Italia i game designer che potevano campare di giochi si potevano contare sulle dita di una mano. Certo, non sono un autore freelance e non passo 8 ore al giorno a giocare e a playtestare prototipi (questa parte sarà circa il 2% del mio lavoro), ma il prodotto finale è un gioco in scatola! Quando sono entrato per la prima nell’ufficio di ricerca e sviluppo e ho visto una miriade di scatole sugli scaffali, mi sembrava di stare nel paese dei balocchi. E accanto alla mia scrivania c’erano alcuni prototipi, tra cui uno di Leo Colovini: mi sono detto “che buffo, sembra che le parti si siano invertite”.

Nel 2013 in un’intervista dichiaravi: “Venendo dal mondo dei giochi, all’inizio un po’ mi dispiaceva non leggere il mio nome sulla scatola. Ora non ci faccio quasi più caso: le logiche della grande distribuzione sono diverse e a me basta vedere le mie “creature” diffondersi in giro per il mondo”. Ora te lo richiedo, non pensi sia ingiusto non scrivere il nome dell’autore sulla scatola del gioco? E’ un tema che sento particolarmente, gli autori dovrebbero essere più valorizzati a mio avviso…

– Le logiche della grande distribuzione sono diverse da quelle dei negozi specializzati e io rispetto le scelte della mia azienda, che in passato ha comunque sviluppato giochi di autori esterni mettendo il loro nome sulla scatola. Diciamo che quando l’autore è interno il discorso è diverso.

In generale sarebbe giusto scrivere il nome dell’autore, come anche quello dell’illustratore e di tutte le persone che hanno lavorato allo sviluppo del prodotto (come ad esempio il grafico e chi redige le regole), perché penso che il gioco in scatola sia una “forma d’arte” come un libro, un film o una canzone, e un passatempo come lo sport o andare al cinema, ma più economico e socializzante. Purtroppo si tratta di una questione culturale che potrà cambiare nel corso degli anni, se ci sarà una diffusione graduale in grande distribuzione di giochi come quelli di Chicco e Asmodee con il nome di autori e illustratori sulla scatola. Altrimenti ci penserà SAZ Italia

Qual è l’emozione che hai provato quando hai visto per la prima volta un gioco ideato e prodotto da te in vendita su uno scaffale? Di quale gioco si tratta?

– Per questa e la prossima domanda dovrò sdoppiarmi tra “autore freelance” e “autore Clementoni”. Come freelance, il mio primo gioco prodotto… è stata una carta! Si tratta di una carta per l’espansione di Bang A fistful of cards, e per la precisione di Deadman. C’era stato un concorso e tra le oltre 400 proposte sono state scelte 12 carte, tra cui una mia: grazie a quel concorso il mio nome compare accanto a quello di un allora sconosciuto Antoine Bauza (era il 2005). Poi sono usciti 2 giochi di carte (uno sul Duomo di Modena, sempre tramite concorso, e uno in Cina), ma se mi chiedi qual è il mio primo gioco prodotto, la mia mente va a Tuareg del 2011, perché è nato prima degli altri, nel 2005, e poi è stato pubblicato da un editore tedesco “normalmente”, ovvero seguendo il classico iter fatto da proposta all’editore, valutazione, firma del contratto e pubblicazione. L’emozione è stata forte perché l’ho visto per la prima volta ad Essen, ed era la mia prima Essen: quindi doppia emozione! Ancora oggi, quando passo davanti allo stand della Adlung faccio un saluto veloce. E poi grazie ad uno del loro staff ho imparato a pronunciare correttamente Meuterer, perché “eu” non si pronuncia “eu”, ma “oi”!

Invece per quanto riguarda la Clementoni sinceramente non ricordo quando ho visto per la mia prima volta un mio gioco a scaffale. Ricordo però il primo gioco che ho sviluppato per loro. Tieniti forte! Si tratta del Gioco dell’oca di Hello Kitty! Subito dopo sono venuti Toy Story 3 – La grande fuga e per fortuna Brain race, un trivial con enigmi ideati da Ennio Peres e la meccanica pensata da me, in cui ho messo l’aumento del valore delle domande non scelte… ispirandomi a Puerto Rico! L’avresti mai detto eh?

C’è un gioco che avresti tanto voluto sviluppare ma che alla fine non è stato prodotto o richiesto?

– Si tratta di un gioco in stile UNO, che in pratica è il primo che ho mostrato a giocatori e addetti ai lavori nel lontano 2004. Sono stati firmati 2 contratti con grossi editori, ma alla fine non se n’è fatto più nulla. Invece come Clementoni avevo pensato un gioco di parole con elementi di dexterity, ma alla fine il progetto non è andato più avanti.

Per finire questa prima fase concludiamo con il tanto atteso Momento Fotografico.

Le regole sono semplici, ti faccio vedere delle foto, sotto ad ognuna ci dovrai raccontare qualsiasi cosa che ti evoca la visione di quest’ultima. Non c’è giusto o sbagliato, in tema o fuori tema, troppo corto o troppo lungo… fai scivolare le dita sulla tastiera e lasciale correre!

– I tanto criticati e snobbati giochi televisivi, catalogati a priori come spazzatura dai giocatori appassionati! Certo, avrebbero ragione se fossero tutti dei mix di Monopoly, Gioco dell’oca e Trivial pursuit, che è la cosa più facile da fare e che viene in mente a chi non conosce i giochi da tavolo moderni. In questa foto vedo 3 mie creature, in cui ho inserito meccaniche che si possono trovare anche in Ticket to ride, Splendor, Heimlich & Co, Lupus in tabula e Viva il re. Sicuramente quei giochi sono fatti meglio, però volevo solo dire che non tutti i giochi televisivi, e commerciali in generale, sono banali, noiosi, inutilmente lunghi e affidati al 99% alla fortuna. So che tu sei appassionato di giochi televisivi (quelle scatole sono tue, confessalo!) e spero che potrai confermarlo.

Beccato!

– Quanti ricordi! Che nostalgia! Per la serie “forse non tutti sanno che”… tra il 2006 e il 2012, anno più anno meno, si poteva trovare in edicola una rivista che si chiamava inizialmente Focus Giochi e poi Focus Brain Trainer. Il direttore era Mauro Gaffo, che poi è stato nominato Personalità ludica dell’anno a Lucca, proprio per questa rivista. In questo mensile a colori c’erano giochi enigmistici di varia natura, dai giochi di logica, che erano la maggior parte, ai giochi di parole e a quelli visivo-spaziali. Per questa rivista collaboravano vari autori di giochi da tavolo, come Leo Colovini, Silvano Sorrentino, Ennio Peres, Emanuele Venturini… ed io. Il primo gioco che ho pubblicato era un’evoluzione dei labirinti che inventavo alle elementari e di cui ho parlato prima (se penso che quei passatempi che inventavo da piccolo, ovvero labirinti, quiz e giochi di carte, sono poi diventati il mio lavoro mi vengono i brividi: come a dire “era già tutto scritto”). Al direttore della rivista l’idea è piaciuta subito e ha deciso di chiamare il gioco Dungeons & Spiders, ispirandosi proprio a Dungeons & Dragons. Poi ho pubblicato giochi di logica, di parole e visuali (qualcuno è apparso una sola volta, qualcuno è diventato gioco fisso) e sono diventato anche correttore di bozze della rivista. Anche grazie a questa collaborazione la Clementoni ha deciso di assumermi e pertanto devo molto a questa rivista, che ricordo con molto piacere. Poi purtroppo la pubblicazione è cessata: peccato, perché Focus Brain Trainer era unico nel suo genere.

– La televisione, croce e delizia del mio lavoro. Se non ci fosse la televisione non ci sarebbero i giochi da tavolo televisivi, se non ci fosse la televisione la gente passerebbe più tempo a giocare. Come tutte le cose può essere utile, ma bisogna evitare gli eccessi. Stesso discorso vale per tablet e smartphone, che ora stanno anche prendendo il posto della TV. Ogni tanto bisognerebbe disconnettersi dal mondo virtuale e accelerato per riscoprire la bellezza e la “lentezza” di quello reale, fatto anche di persone sedute intorno ad un tavolo a parlare, a cena, e poi magari a giocare ad un bel gioco da tavolo.

– E chi se la scorda questa immagine! Di Tuareg ho parlato prima e parlerò anche dopo, quindi almeno per questa domanda riesco a scrivere una risposta corta!

Molto bene, ingraniamo la quinta e passiamo ai giorni d’oggi.

PRESENTE

– Il mondo dei giochi cosiddetti “commerciali” corre molto più veloce, escono molti più titoli in meno tempo. Come funziona il processo che vede la nascita di un nuovo gioco sullo scaffale?

– L’idea può venire dall’alto, ad esempio nei giochi su licenza, o dal basso, ad esempio da una mia proposta. Una volta deciso che un gioco andrà sviluppato, se si tratta di un gioco classico non ci sono grandi problemi. Se invece di tratta di un’idea nuova, comincio a pensare a come dovrà essere il gioco sia nelle meccaniche che nel contenuto. Per prima cosa bisogna definire il costo e il formato scatola, poi il contenuto per poter stare nei costi. Considerando il caso peggiore, ecco quello che “mi tocca fare”:

– definizione dei componenti: trovare un componente particolare da acquistare, far sviluppare nuovi stampi per i componenti in plastica, far sviluppare nuove fustelle per i componenti in cartone (plance, tessere, tabelloni…), chiedere e approvare preventivi (dai singoli componenti al prodotto finale).

– ideazione della meccanica di gioco, realizzazione di un prototipo e relativo playtest.

– trovare un illustratore e fargli disegnare ciò che poi verrà impaginato dal grafico.

– avvio delle grafiche: se si tratta di un prodotto a licenza, le grafiche vanno poi vanno inviate in approvazione. E tale processo può durare anche alcuni mesi tra i vari giri di approvazione.

– stesura di tutti i testi: scatola, istruzioni e interni. E se si tratta di un gioco con 1.000 domande? Per fortuna a volte ci vengono fornite. E se si tratta di un gioco per l’estero? Prendi il testo in italiano e lo mandi a tradurre.

– sicurezza: se un gioco ha delle batterie, dei LED o palloncini, vanno messe le opportune diciture legali sulla scatola e sulle istruzioni.

– revisione e approvazione di tutte le grafiche. E poi, quando viene prodotto il gioco, spero che non ci siano intoppi, per non dover fare delle modifiche al volo.

Per fortuna un singolo gioco non prevede tutte queste attività e io non lavoro da solo (c’è il contributo dei colleghi e dei responsabili della ricerca e sviluppo), ma da questo elenco si può capire come la maggior parte del mio lavoro sia più da product manager che da autore.

Poi, come hai detto tu stesso, bisogna scordarsi i tempi dei giochi che si trovano nei negozi specializzati. I miei sono tutti prodotti che vanno a scaffale entro un anno dal loro concepimento. Alcuni di loro sono stati prodotti 3 mesi dopo che si era deciso di farli. E se consideri che quei giochi vanno sviluppati in contemporanea ad almeno altri 20, capisci bene che di certo non mi annoio.

Interessante è la tua collaborazione con il bravissimo illustratore Alan D’amico…cosa ci puoi raccontare?

– La collaborazione con Alan è nata qualche anno fa, quando cercavamo qualcuno che facesse delle illustrazioni per un nuovo gioco, e i soliti fornitori erano tutti occupati. Il suo stile era adatto allo scopo e lo abbiamo coinvolto. Per noi ha illustrato un paio di giochi per il mercato portoghese, L’isola dei famosi, i cantanti di Tale e quale show e soprattutto il Mercante in fiera! Visto che dovevamo illustrare le 40 carte del gioco e anche lui è un appassionato di giochi in scatola, mi è venuta l’idea di inserire delle citazioni ai moderni giochi da tavolo. Ovviamente a lui questa proposta è piaciuta e ci ha messo anima e corpo, tanto che all’interno della scatola è possibile trovare, ovviamente rivisitati anche in chiave un po’ ironica, il re di Caylus, il contadino di Agricola, la capanna di Stone age, il bottone di Patchwork, la pozione di Pozioni esplosive… Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbero potuti trovare tutti questi giochi in un’unica scatola?

C’è qualche gioco uscito recentemente che ha catturato la tua attenzione? Se sì, quale?

– Più che un gioco hanno catturato la mia attenzione 2 editori: Chicco e Peaceable Kingdom. La Chicco si è affacciata per la prima volta nel mondo dei giochi da tavolo lo scorso Natale: per realizzare la nuova linea dei Family games si è affidata ai due autori Luca Borsa e Luca Bellini che conosco da più di 10 anni. Penso che per loro sia stato un bel balzo con addirittura 10 prodotti che non hanno nulla da invidiare a quelli di Haba e Djeco. Spero che questa linea vada bene e continui negli anni: può essere una buona occasione di crescita per tutto il settore dei giochi in scatola, sia perché si tratta in un’importante editore della grande distribuzione italiana, sia perché se abitueremo i bambini ai “giochi belli” fin da piccoli, quegli stessi bambini, quando saranno più grandi, saranno meglio predisposti a giocare a qualcosa di più strutturato dei giochi commerciali rimasti agli anni ’80.

La Peaceable Kingdom, invece, è un editore americano che produce solo giochi cooperativi. Alcuni di loro presentano delle buone idee, e comunque è una bella scelta coraggiosa decidere di sviluppare solo giochi di questo tipo. A molti bambini non piace perdere e il gioco cooperativo può essere un modo per farli giocare ed educarli alla sconfitta, e quindi alla vita.

Ti senti più giocatore o più autore?

– Ora mi sento più autore, ma forse più che autore mi sento sviluppatore. Non mi sento autore al 100% in quanto non sono freelance, ma non mi sento neanche editore, perché l’editore solitamente non pensa il gioco e soprattutto investe soldi di tasca propria, e questo è un particolare non indifferente. Product manager mi sembra un termine troppo pomposo e non include esplicitamente l’aspetto creativo che c’è dietro i miei giochi in scatola, quindi penso che sviluppatore sia la parola più adatta.

E’ il momento di classifiche! Dacci la tua top 5 dei giochi preferiti ideati da te… a quali sei più legato?

– Speravo tanto che non mi facessi questa domanda! Andrei in tilt nel fare una classifica e scegliere 5 giochi tra gli oltre 60 sviluppati in questi anni per il mercato italiano (escludo i classici, i restyling grafici e le localizzazioni per gli altri paesi, altrimenti supererei quota 300). I prodotti sono molto diversi tra loro ed è difficile confrontarli: è meglio una Ferrari di quest’anno o un’auto d’epoca? Se me lo consenti, citerò un paio di giochi per ogni categoria, considerando non per forza quelli migliori, ma quelli a cui sono affezionato di più.

Giochi di carte: Tuareg e Hamsterbacke. Tuareg, come ho detto prima, è il primo vero gioco pubblicato, un gioco di maggioranze che richiede dei ragionamenti da “gioco da tavolo”. E poi è uno dei giochi preferiti dell’amico Dado Critico, che lo ha citato più volte nel suo blog. Hamsterbacke è un gioco con solo carte numerate da 1 a 4: è stato quasi un esercizio di stile realizzare qualcosa con solo questi numeri a disposizione. Mi piacciono molto le illustrazioni e poi è l’unico mio gioco ad essere nella TOP 5000 su BGG.

Giochi televisivi: Le iene e MasterChef. Le iene è uno dei giochi più complessi che ho realizzato. Lo cito perché al contrario di altri giochi televisivi ha richiesto non poca fantasia per realizzare la trasposizione in gioco da tavolo: non è un gioco a quiz e non è un talent/reality show. Masterchef è il prodotto che ho sviluppato anche in altre lingue (spagnolo, portoghese e polacco) e nella versione junior, superando in totale le 100.000 copie.

Giochi su licenza: Mia and me Salviamo Centopia e Avengers Uniti per vincere. Mia and me è un cooperativo che secondo me ricalca fedelmente lo spirito del cartone animato Mia and me, e soprattutto, come lui stesso ha dichiarato in una puntata di Radio Goblin, è il gioco preferito della figlia di Matteo Sassi di Educere Ludendo. Il gioco degli Avengers è un altro cooperativo: si lanciano i dadi e ci si muove sul tabellone cercando di sconfiggere i cattivi. Ogni personaggio ha il suo potere speciale e delle missioni da compiere. Qualche palato fine dirà che è un gioco dell’oca, ma circa un mese fa l’ho provato con mia figlia e i suoi cugini di 7 e 10 anni e ci siamo divertiti da matti: per me era bellissimo vedere la loro esultanza e ascoltare le loro urla quando riuscivamo a sconfiggere un cattivo.

Giochi per bambini: La torre degli incantesimi e Caccia al fantasma. Sono giochi realizzati i primi anni in cui sono entrato in azienda, con un’ambientazione fantasy e degli elementi tridimensionali in cartone. Entrambi i giochi hanno delle palline: nel primo si mettono all’interno della torre ed escono come in Brivido, nel secondo bisogna cercare di farle cadere dentro dei bicchierini non visibili. Sono affezionato a questi giochi anche perché La torre degli incantesimi è un must have a target 5+ secondo Davide simarillon di Giochi sul nostro tavolo, mentre Caccia al fantasma è stato a catalogo per alcuni anni, nonostante non fosse un gioco classico o a licenza.

Giochi a quiz: Squiiz e Focus Su o giù. Squiiz è un gioco un po’ demenziale in cui per prenotarsi bisogna battere un martello di plastica sul tavolo e soprattutto leggere le domande in maniera buffa (ad esempio con un accento francese o tedesco). Su o giù ribalta il concetto di quiz, in quanto rispondono tutti tranne uno. In pratica ci sono domande con una risposta numerica: un giocatore risponde e gli altri devono dire se la soluzione è maggiore o minore rispetto al numero detto dal primo giocatore.

Giochi classici: Mercante in fiera e Il nuovo gioco dell’oca + La lepre e la tartaruga. Perché dico di aver ideato questi giochi? Qualcuno potrebbe giustamente obiettare che “sono classici e non c’è nulla da inventare”. In effetti si tratta di giochi classici e chi li compra trova la versione classica del gioco, però nel regolamento ho inserito una seconda versione. Nel Mercante in fiera ho aggiunto un po’ di strategia e bluff dando la possibilità di vedere una carta vincente oppure 3 carte perdenti, e poi un bonus/malus a chi ha concluso più/meno trattative. Il nuovo gioco dell’oca è in pratica una fusione tra Il gioco dell’oca e Non t’arrabbiare: mi sono sorpreso io stesso nel vedere come dall’unione di questi 2 giochi con fortuna al 90%-100% sia venuto fuori un gioco in cui il fattore C è stato notevolmente ridotto. Se poi si gira il tabellone c’è un gioco completamente originale, ispirato alla famosa favola di Esopo.

Giochi educativi: Prendi il cucciolo, Trova il percorso, Mystery english e In giro per il mondo. Perdonami se qui ne cito più di 2, ma la descrizione sarà più sintetica. Prendi Fantascatti, semplificalo all’estremo e aggiungi 4 animali puccettosi… ed ecco Prendi il cucciolo, un gioco 2+ sul riconoscimento delle immagini, delle forme e dei colori. Trova il percorso è un rompicapo con 46 schemi di difficoltà crescente per far compiere ai bambini i primi passi nella programmazione (ormai il coding si sta diffondendo a macchina d’olio nelle scuole). Chi l’ha detto che i giochi educativi sono noiosi? Mystery english e In giro per il mondo sono quasi dei giochi da tavolo mascherati da educativi. Gli adulti li comprano per insegnare qualcosa ai bambini, che oltre ad apprendere nozioni imparano altro e si divertono… almeno spero

Tombole: Tombola + Superlotto. Lo so, c’è chi è partito dalla tombola è ha realizzato il Gioco dell’anno in Italia ed è stato finalista allo Spiel des Jahres. Visto che nel mio caso il gioco era proprio la tombola, ho provato ad aggiungere la possibilità di giocare come nel Superenalotto, con cartelle realizzate ad hoc. È stato un simpatico esercizio matematico calcolare se era più probabile fare ambo oppure che uscisse il numero jolly.

Giochi di magia: La grande magia. In commercio ci sono molti prodotti con 25, 50 e 100 trucchi di magia, ma poi quando leggi le istruzioni trovi trucchi difficili da realizzare per bambini dai 7 anni in su. Così, quando ho sviluppato questo prodotto, ho pensato di indicare per ogni trucco un livello di difficoltà da 1 a 3.

E’ arrivata l’ora del difficilissimo Momento Tweet! Dovrai spiegare il tuo gioco che hai messo in prima posizione nella classifica precedente ma lo dovrai spiegare in un tweet per l’appunto, dovrai utilizzare al massimo 140 caratteri (spazi inclusi) e con almeno un hashtag… Buona fortuna!

– Un gioco di maggioranze con merci e cammelli: 4 merci, 4 possibili azioni, 4 carte in mano e sui cammelli, 4 carte speciali! #TuaregNoTargi

139 caratteri! Un successo!

Chiudiamo il presente con la temutissima scatola nera: le persone in totale anonimato possono porre delle domande taglienti a chi poi si sottoporrà alla nostra intervista ma non sanno chi sarà il destinatario, tra tutte quelle ricevute ne verrà scelta una e questa è la tua domanda: Perché l’Italia è cosi arretrata qualitativamente per quanto riguarda i giochi commerciali? Negli altri paesi nelle grandi catene possiamo trovare molta varietà di titoli mentre qui da noi abbiamo giochi come non pestare la cacca, occhio alla cacca, attenzione allo sciacquone ecc ecc…

– Penso che sia un fenomeno culturale che risale a circa 30 anni fa, quando da un certo punto in poi nei negozi hanno cominciato ad esserci sempre i soliti titoli, accompagnati da giochi per bambini “plasticosi” come quelli citati da te o da giochi per poco tempo in commercio perché su licenza o legati a fenomeni del momento. La stessa Clementoni, che in passato aveva realizzato giochi strutturati, ha iniziato a dirottare il proprio interesse su altre tipologie di prodotti (prima infanzia, scientifici, elettronici, creativi… oltre agli storici educativi e ai puzzle), affidandosi per i giochi da tavolo ai classici e alle licenze. Ma ora, lentamente, il vento sta cambiando e in alcuni centri commerciali si trovano giochi di editori sconosciuti alla massa fino a pochi anni fa. Si tratta soprattutto di giochi light o family, ma bisogna procedere gradualmente e sicuramente non si possono proporre dei cinghiali a chi è abituato ai giochi dell’oca.

Eppure in questi giochi commerciali, come ho scritto prima, si possono trovare elementi che non dispiacerebbero agli appassionati: non rifiutateli a priori!

Direi che possiamo passare all’ultima fase… l’ignoto.

FUTURO

Domanda di rito: Cosa bolle in pentola? Quali sono i progetti per il futuro? So che non ci si può sbottonare più di tanto… va bene anche una piccola anticipazione in modo criptico…

– Versione criptata: L’emozione di imparare.

Versione estesa: Stiamo finendo di sviluppare e produrre 3 giochi televisivi per la RAI, un gioco sul coding e una nuova linea educativa a target prescolare che vuole far sviluppare nel bambino sia l’aspetto cognitivo e razionale che quello emotivo e creativo. Si tratta di una linea con all’incirca una ventina di prodotti e io ho avuto la fortuna di essere inserito in questo progetto e di svilupparne 4.

Sogni nel cassetto?

– Giocare in famiglia all’incirca una volta a settimana. Produrre più giochi originali al posto dei classici o di quelli legati alle licenze. Vedere il Gioco dell’anno in tutti i supermercati italiani. Vedere in TV un programma sui giochi da tavolo… e poi farci il gioco da tavolo

C’è un gioco di cui aspetti in modo impaziente l’uscita?

– Gli 8 giochi di cui ti ho parlato prima per il mercato italiano. Ho fatto una selezione, tralasciando gli altri 16 che ho sviluppato in questi ultimi 6 mesi. Se ti sei incuriosito nella domanda precedente, ecco i dettagli:

– I 3 giochi televisivi sono L’eredità, I soliti ignoti e Pechino express. Nell’Eredità, rispetto alla versione precedente sviluppata da Editrice Giochi, ho tolto la figura del presentatore, così tutti possono concorrere per vincere, e ho differenziato le domande in 3 livelli di difficoltà, in modo da poter giocare meglio in famiglia e non solo tra adulti. Per I soliti ignoti ho utilizzato una meccanica alla Dixt, ho inserito una variante cooperativa alla Insoliti sospetti e ho cercato di essere il più fedele possibile alla trasmissione, anche inserendo la prova del parente misterioso. Pechino Express, invece, è il gioco più strategico dei 3, il più complesso che ho sviluppato negli ultimi anni e che spero possa piacere anche ad un palato più fine. Devi viaggiare intorno al mondo raggiungendo le destinazioni prefissate nel minor tempo possibile: per farlo devi utilizzare al meglio i mezzi di trasporto, raccogliere cibo sparso sulla mappa come in Orleans, utilizzare carte speciali e, ahinoi, rispondere a qualche domanda sui luoghi visitati. Per convincere gli appassionati dubbiosi, posso dirti che i cibi presi a fine partita daranno un risparmio in termini di tempo a seconda della tipologia: ad esempio, il riso darà un risparmio fisso, il panino in maniera esponenziale, la frutta in base a chi ne ha di più. Roba mai vista in un gioco commerciale!

– Vorresti giocare a Roborally con un bambino? Il gioco sul coding in uscita si chiama La sfida del coding ed è una versione semplificata di questo storico gioco. Contiene degli schemi da risolvere per iniziare a prendere confidenza con il linguaggio di programmazione “avanza e ruota su una griglia”, ma soprattutto presenta 3 modalità di gioco progressive per bambini di età diversa. Si tratta di una corsa tra robot in cui nella versione base si usano solo carte direzionali, in quella intermedia anche gli spari e in quella avanzata delle carte speciali come le routine, gli scudi e le calamite. Il bello è che, oltre a personalizzare i percorsi, si possono anche personalizzare i mazzi, scegliendo a piacere con quali carte speciali giocare (qualcuno ha detto Magic o Dominion?).

– Ed eccomi ai 4 giochi educativi della nuova linea L’emozione di imparare. Il primo ha target 2+, si chiama Tutti frutti e si tratta di un domino-dexterity: i bambini devono impilare dei cubi raffiguranti della frutta tagliata a metà, cercando di non farli cadere. Il secondo è Sai fare come me? ed è per bambini dai 3 anni in su: è un gioco di coordinazione motoria in cui bisogna imitare la posizione o il movimento di un animale illustrato su una tessera. Il gioco contiene anche 4 oggetti da utilizzare per le prove: una pallina, un cubo, un anello e un cerchio. Il terzo gioco è Numeri… che pizza! Ci sono 24 spicchi di pizza di diversa grandezza a cui corrisponde un numero da 1 a 4, e lo scopo del gioco è completare una pizza con 10 ingredienti prima dell’avversario o, nella variante cooperativa, prima della pizza marcia. Infine c’è Tutti in fattoria, un gioco di memoria in cui bisogna riportare i cuccioli accanto alle loro mamme prima che arrivi il lupo. Il problema è che i cuccioli si sono nascosti dietro dei nascondigli 3d raffiguranti cespugli, balle di fieno e staccionate. Due sono le cose che accomunano questi giochi e che mi piacciono: sono cooperativi e permettono di essere giocati sia da soli che in compagnia; presentano 3 livelli progressivi di gioco, per accompagnare la crescita dei bambini anche oltre il target più basso scritto sulla scatola. Purtroppo è molto diffusa la tendenza ad interpretare un gioco X+ non come un gioco da X a 99 anni, ma da X a X anni, pertanto molti non comprano giochi 4+ per bambini di 5 anni, considerandoli troppo facili o poco longevi. Certamente con questi prodotti non riuscirò a cambiare questa idea diffusa tra i consumatori, ma nel mio piccolo faccio quello che posso. Poi ci sono altri giochi interessanti sviluppati per questa linea, ma devo fermarmi qui, altrimenti vieni a bussarmi a casa.

Ah, dimenticavo, se poi vogliamo basarci sui freddi numeri, il gioco più importante in uscita è il calendario dell’avvento di magia sviluppato per la Germania, ma qui preferisco parlare solo di giochi da tavolo!

E’ il momento degli IMPREVISTI E PROBABILITA’…. Il concetto è semplice, ti metterò di fronte ad un’ipotetica situazione e tu dovrai semplicemente dirmi come ti comporteresti.

SITUAZIONE: Tu stai giocando con un tuo amico con il quale hai molta confidenza. Siete alle battute finali di un gioco lungo ed avvincente. Il tuo avversario vede di non poter più vincere in nessun modo e ti chiede di interrompere in tronco la partita dandoti la vittoria a tavolino. Finisci comunque la partita per assaporare la vittoria oppure assecondi la richiesta rinunciando a tale soddisfazione?

– Penso che tu mi abbia proposto una situazione improbabile: gli amici a portata di mano con cui ho molta confidenza non sono giocatori e io sono il loro spacciatore di giochi. Poi, anche a causa del mio lavoro, prediligo giochi di media-breve durata. Ma se dovessi trovarmi in questa situazione, penso che prima gli chiederei come mai è sicuro di perdere. Se poi è tardi, oppure mancano ancora 30 minuti alla fine, oppure mi propone di fare una partita ad un gioco che mi piace, non avrei problemi ad interromperla. Comunque, non continuerei la partita per assaporare la vittoria, ma più per vedere come va a finire. Del resto, come dissi per scherzo una volta, quando un mio amico si stava impegnando al massimo nonostante stesse in netto vantaggio, “una cosa è vincere, una cosa è stravincere”.

Come pensi evolverà questo settore nei prossimi anni?

– Penso che continueranno ad esserci 1000 giochi nuovi ogni anno ad Essen: qualcuno sarà un capolavoro, la maggior parte andrà nel dimenticatoio entro pochi anni o addirittura mesi. Per quanto riguarda l’Italia, visto il trend degli ultimi 2 anni, penso che nei centri commerciali ci saranno più giochi moderni accanto a Monopoly & Co. I giochi classici non scompariranno, ma forse il grande pubblico avrà più scelta. Da più di 10 anni sento dire che il mercato dei giochi da tavolo è in crescita, però non vedevo nessun segnale tangibile. Ora che vedo a scaffale accanto ai giochi Hasbro, Grandi giochi e Ravensburger alcuni prodotti di Giochi Uniti e Asmodee, ma anche di altri editori che si trovano nei negozi specializzati. Penso che tra qualche anno ne vedremo di più, e spero che anche gli editori classici miglioreranno i loro prodotti, sia nei materiali che nelle meccaniche di gioco, adeguandosi agli standard qualitativi dei giochi da tavolo moderni.

Siamo giunti al termine dell’intervista ma non potrai sottrarti al famelico FUOCO DI FILA! Avrai due opzioni, dovrai scegliere quella che più ritieni vicina a te senza però aver la possibilità di argomentare la tua decisione, l’importante però è scegliere sempre…

Allora 3…2…1…VIA!

Primavera oppure autunno?

– Primavera

Caffè oppure tè?

– Caffè

Cooperativo o competitivo?

– Competitivo

Azul o Sagrada?

– Azul

Pomeriggio giochi: davanti al caminetto in una giornata di pioggia oppure all’aperto col sole?

– Caminetto in una giornata di pioggia

Giochi supportati da app: sì o no?

– Perché no?

MasterChef o La prova del cuoco?

– MasterChef

Scatola ingombrante ma organizzata o piccola ma senza scomparti?

– Piccola ma senza scomparti

Cani o gatti?

– Cani

Giochi astratti o giochi basati sulle parole?

– Parole

E anche oggi l’intervista termina qui, ringrazio Francesco per essersi fatto maltrattare un po’ da me e vi aspetto per il prossima viaggio!

Ciao!

– Ciao, grazie a te e complimenti a chi è riuscito a leggere tutta la nostra chiacchierata. Ci vediamo al prossimo maltrattamento!

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Stefano Stievano

Mi sono avvicinato a questo mondo fin da piccolo ma solo da qualche anno ho deciso di accostarmi in maniera diversa ai giochi da tavolo. Dopo aver creato qualche prototipo, inventato cene con delitto, costretto i miei amici a fare da cavie tra giochi, quiz tv e quant'altro ho deciso da un po' di tempo di unire la passione per la scrittura e quella dei giochi da tavolo. Mi piace raccontare me stesso attraverso loro, le mie esperienze, i miei amici, la mia vita e la mia quotidianità. I miei giochi preferiti sono quelli tematici o deduttivi, meglio se con un pizzico di bluff e con ruoli segreti... ma difficile scegliere una categoria.... Spero un giorno di riuscire a coinvolgere il maggior numero di persone possibile dentro al nostro folle e divertente mondo. Buon viaggio!

2 risposte a “Oltre le scatole (senza romperle) – Puntata 7”

  1. […] finalmente anche qui in Italia il gioco da tavolo targato Clementoni, ideato da Francesco Berardi (qui la nostra intervista) ed illustrato dal bravissimo Alan […]

  2. […] FRANCESCO BERARDI: Sei appassionato dei giochi dei negozi specializzati, ma anche di quelli commerciali, come ad esempio quelli legati alle trasmissioni televisive. Che differenze trovi tra i giochi commerciali e quelli dei negozi specializzati? […]