Continua la nostra cavalcata nel mondo dietro ai giochi… oggi è il momento di Alan D’amico che si racconterà e ci svelerà cose davvero succose!
Nuova puntata, nuova intervista, nuovo viaggio nel tempo.
Ma bando alle ciance… abbiamo il nostro ospite che aspetta e noi certo siamo delle personcine a modo!
Dopo aver conosciuto meglio autori, blogger, recensori, editori e quant’altro oggi ci soffermiamo su un aspetto molto interessante: La figura dell’illustratore.
Allora: è un lui, è l’eccellenza dell’illustrazione ludica (e non solo), è nato a Rimini, oltre alle illustrazioni si occupa di scolpire miniature, amante e colorista di fumetti (Blasteroid Bros.) e molto molto altro… Ecco a voi Alan D’Amico!
Ciao Alan! Benvenuto!
Ciao Stefano, ben trovato!
Come per tutti, rompiamo il ghiaccio iniziando dalle presentazioni: presentati ai nostri lettori ma la presentazione dovrà sembrare il trailer di un film epico… La scena è tutta tua!
Lavora nell’ombra ma è sempre davanti agli occhi di tutti, la sua abilità sta nel camuffarsi assumendo molti stili e forme scultoree. Non lo sai ancora ma è presente nella tua collezione di giochi, ecco a voi Alan D’Amico, l’eclettico artista ludico!
Come ormai sappiamo questa intervista si articolerà in 3 grandi fasi, sarà un viaggio nel tempo e non ci resta che iniziare dal passato…
Allacciate le cinture, si parte!
PASSATO
Parlaci del Piccolo Alan, com’eri da bambino? Quali giochi leghi ai ricordi di quel periodo infanzia/adolescenza?
Il primo passo è stato con la scatola rossa del D&D: ricordo esattamente la mia prima partita con degli amici di mio fratello maggiore, avevo appena 10 anni e il mio cervello di bimbo esplose letteralmente! Forse ero ancora troppo piccolo e trovai al tempo più adatti a me i librigame e poi il fantastico Heroquest, che mi ha fatto scoprire le miniature e il modellismo che mi portò a mettere in cantina tutta la mia collezione di mattoncini Lego!.
La lista di giochi da te illustrati è lunghissima, troviamo Bretagne, Brides & Bribes, Apokalypsis, Cloud Mine, Wendake, Whitechapel Dear Boss ecc ecc… So anche che sei un accanito giocatore, come si sono unite le due cose? Parlaci un po’ del tuo percorso.
Ho studiato molto per lavorare nel campo dei fumetti e dei cartoni animati (nei primi anni ho collaborato alle serie Winx e Rat-man), ma quando una nuova casa editrice mi propose di illustrare un loro gioco mi resi conto del bagaglio di conoscenza ludica che avevo accumulato. Così capii che le illustrazioni non dovevano solo abbellire il gioco ma anche veicolare le regole e supportare i giocatori. Dopo quel primo progetto mi sono specializzato e dopo tanti anni non mi sono più fermato, superando largamente la soglia dei quaranta giochi illustrati o con mie miniature!
Mi devo togliere questa curiosità, io nel disegno sono davvero pessimo (ma tanto tanto) e immagino che disegnare qualcosa di concreto e definito sia più facile se si ha un’idea chiara in testa. In Cloud Mine hai dovuto disegnare tantissime nuvole dalle forme particolari per poter permettere alle persone di vederci più cose diverse nello stesso disegno… È stato facile lavorare in astratto oppure è stata una sfida non da poco?
In realtà ho sviluppato delle immagini create dagli autori che avevano proposto le “macchie” di Rorschach: la mia idea è stata trasformarle in “soffici” e bianche illustrazioni. Dopotutto chi non ha mai passato un pomeriggio steso nel prato a “leggere” le nuvole? La proposta di ambientazione si è sposata così bene che l’editore ha scelto di realizzare anche la scatola a forma di nuvola!
Adoro quella scatolina!
Passiamo ad un altro tuo lavoro, il mio gioco preferito in assoluto è proprio Lettere da Whitechapel e tu hai contribuito a renderlo ancora più intrigante ed ambientato con l’espansione Dear Boss dove hai curato, oltre alle illustrazioni, anche le miniature. Raccontaci qualcosa del dietro le quinte di questa titolo che io amo alla follia, rendimi un bambino felice!
Allora siamo in due, amo anche io quel gioco e, dato il suo successo, puoi ben immaginare quanto possa avermi reso contento da giocatore e da professionista, essere parte attiva del progetto. Per quanto riguarda i disegni posso dirti che tra i personaggi del gioco sono rappresentati due miei amici, come singolare regalo a sorpresa per le loro nozze! Riguardo alle sculture ci tengo a fare notare che Jack the Ripper e le Sventurate possiedono basette tonde e agli Agenti di Polizia ho dato basette quadrate, questo per ricordare ai giocatori che i primi due si muovono sulle caselle numerate tonde, mentre gli ultimi negli Incroci neri quadrati: piccoli dettagli che permettono di assimilare meglio le regole!
Direi che è arrivato il momento della domanda di rito, domanda che dà il nome a questa rubrica: c’è un momento preciso nel quale hai capito di essere andato oltre la scatola e di essere diventato un addetto ai lavori?
Normalmente è una consapevolezza che si ha quando si vede il proprio nome stampato sulla scatola, anche se oramai si stampa così tanto che è diventato un momento un po’ svalutato. È stata una bella emozione, le prime volte, quando mi è capitato di trovarmi menzionato tra i complimenti nelle produzioni a cui avevo partecipato.
Chiudiamo la prima fase con il tanto atteso MOMENTO FOTOGRAFICO, a maggior ragione ora che c’è un illustratore! Le regole sono semplicissime, ti verranno presentate delle immagini e dovrai scrivere tutto ciò che ti suscitano o ti ricordano. Non ci sono cose giuste o sbagliate, solo tu, l’immagine e le tue dita sulla tastiera.
Ah! The Shadow Planet! Un fumetto autoconclusivo realizzato dal collettivo Blasteroid Bros di cui faccio parte (insieme ai grandi professionisti, oltre che amici, Gianluca Pagliarani e Giovanni Barbieri). È stato molto apprezzato anche nel settore del gioco da tavolo: Sir Chester Cobblepot ne ha fatto un boardgame ufficiale a ruoli segreti che ricalca perfettamente la trama e le vicende della storia; attualmente è al vaglio di alcuni importanti editori stranieri e non vedo l’ora di vederlo pubblicato!
The Last Heroes è una piccola serie di miniature che ho scolpito in modo “analogico” negli ultimi anni prima di passare definitivamente al digitale. OrcoNero le ha proposte attraverso Kickstarter ma non abbiamo raggiunto il Goal. Poco male perché è stata una importante esperienza che ha generato i progetti più recenti. Le miniature rimangono in archivio: quando ci sarà bisogno di “loro” saranno pronti a intervenire e a salvare il mondo!
La prima cosa che mi colpisce in questa foto è che si vedono più ragazze che ragazzi, in effetti io che sono un giocatore di vecchia scuola ho sempre visto le “femmine” giocare al tavolo solo per stare in compagnia o per accontentare il proprio partner. Oggi per fortuna le nuove generazioni stanno sdoganando il nostro passatempo e ho avuto l’opportunità di conoscere tante donne appassionate in modo genuino e non posso che esserne contento! Ovviamente è merito di una cultura del gioco che non è più solo fatta di testosterone, battaglie e quintali di dadi: bravi gli editori che contribuiscono concretamente alla diffusione.
Quella che ho in mano è la mia carta-promo universale «Chi Comincia a Giocare?» che ho stampato per facilitare il processo di scelta del primo giocatore. È un’idea che sta diventando (con non poca sorpresa) un must per gli appassionati. La regalo a coloro che mi vengono a trovare nelle fiere in cui presenzio: quindi approfittate di Play. Ci vediamo a Modena!
Dopo questa cavalcata tra i giorni passati è il momento di affrontare il presente!
PRESENTE
Come hai detto tu il Modena Play si sta avvicinando, cosa significa per te partecipare come addetto ai lavori? Raccontaci un po’ cosa farai quest’anno in fiera e che aria si respira dietro le quinte!
Play rappresenta per me l’evento ludico italiano annuale più importante! In quei giorni ho la rara occasione di ritrovare amici sparsi per l’Italia e persone con cui lavori tutto l’anno in un clima diverso da altre fiere. Poi la vicinanza ai giocatori sui progetti a cui ho collaborato la rende un’esperienza molto appagante.
Quest’anno vestirò principalmente i panni di OrcoNero, un brand che coltivo da sedici lunghi anni nel mondo delle miniature, prima attraverso il Magazine (gratuito), poi come scultore e responsabile della produzione; ora mi appresto a fare anche l’editore con un gioco sui gladiatori dell’antica Roma assieme a Sir Chester Cobblepot.
Arena Colossei ricrea fedelmente i combattimenti tra Gladiatori, con miniature scolpite da me, per la prima volta storicamente attendibili: sarà lanciato a settembre su Kickstarter, e a Play potrà essere provato in anteprima assieme agli autori dato che saremo ospiti di Giochi Uniti all’interno del loro stand nel padiglione A. Qui l’anteprima: https://www.facebook.com/arenacolossei/. Si tratta di un progetto importante, forse un po’ troppo grande e impegnativo per una realtà piccola e inesperta alla sua “prima volta”, ma collaborando con navigati professionisti, di cui ci fidiamo molto grazie a una partnership che dura da lungo tempo, sono convinto che proporremo un grandissimo prodotto. Mi auguro che i giocatori percepiscano tutto l’impegno e la passione che stiamo mettendo in questa produzione.
Ad oggi qual è la tua classifica dei 5 giochi che preferisci?
Per mancanza di spazio in casa tengo meno giochi da tavolo di quelli che si può immaginare (il resto è occupato dalle miniature!). Nel 2018 sono entrati nella mia personale collezione, partendo dal titolo più “leggero” a quello più “pesante”:
Smiles and Daggers: un gioco “controcompetitivo” con una meccanica semplice e geniale; si spiega in pochi minuti e ti fa passare la serata lottando, maledicendo gli avversari e ridendo come un pazzo!
Keyforge: a mio parere un ottimo gioco di carte entry level, forse il migliore, anche se con una longevità non così estesa come avrei desiderato, ma con il rapporto qualità/prezzo che non mi fa pentire di aver abbandonato i collezionabili. L’idea di possedere un proprio mazzo “unico” esercita inevitabilmente un certo fascino, una carta d’identità per ogni nerd che si rispetti.
1347: un bell’esempio di Kickstarter perfettamente riuscito in ogni aspetto, dalle meccaniche, alle illustrazioni e all’ambientazione.
Warhammer Underworld: Games Workshop credo che dopo tanti anni di prove è finalmente riuscita a trovare l’anello di congiunzione tra le miniature e il gioco da tavolo, soddisfando anche i giocatori più competitivi.
Wendake: sembra autoreferenziale, ma quando ho voglia di un gioco “german” non posso fare a meno di intavolarlo con gli amici; ogni partita finisce sempre sul filo del rasoio!
A cosa stai lavorando in questo periodo? So che non ci si può sbottonare più di tanto ma magari puoi dirci qualcosa in modo sibillino..
Oltre il gioco già citato Arena Colossei che assorbe la maggior parte del mio tempo, sempre a Play uscirà una sorpresa legata alla rivista IoGioco con la quale collaboro periodicamente e terrò un paio di workshop durante la fiera che sono in via di definizione.
Per finire anche questo blocco concludiamo con la temutissima SCATOLA NERA! Le persone in totale anonimato possono porre delle domande taglienti a chi poi si sottoporrà alla nostra intervista ma non sanno chi sarà il destinatario, tra tutte quelle ricevute ne verrà scelta una e questa è la tua domanda:
“Il trend che sta prendendo piede ultimamente è quello di puntare tutto su grafica, materiali e miniature mentre si dà poca importanza a meccaniche, bilanciamento e playtest. Secondo te perchè? E quanto è importante l’aspetto grafico e visivo nella realizzazione di un gioco? Grazie.”
Con l’avvento del “sistema” Kickstarter, il mercato dei giochi da tavolo sta cambiando, anche in profondità, ed esternamente in molti si stanno adoperando per alzare la qualità e la quantità delle illustrazioni e della componentistica a cui inevitabilmente ci si deve adeguare facendo spesso abbellimenti che non valorizzano veramente l’esperienza di gioco. Attraverso questo comportamento potrebbe sembrare che il mercato stia diventando più esigente ma credo che in realtà tutti i giochi senza una struttura concreta, per esempio un buon regolamento, ci conduca a vivere una fase in cui assistiamo a un processo di quantità e non di qualità. Quando i magazzini saranno davvero pieni di scatole invendute, colme di plastica, dovremo tornare a un naturale ridimensionamento. Tutti i mercati, non solo quello dell’intrattenimento, sono soggetti a questi processi: fa parte dello sviluppo; ora tocca al gioco da tavolo, siamo di moda, vediamo a cosa ci porterà!
Avviamoci verso l’epilogo.
FUTURO
Nel tuo sito (www.alandamicoart.com) ti definisci così: “Disegnatore, scultore e chissà che altro”.
Cosa speri ci sia nel futuro in quel “Chissà che altro”?
Nel lavoro non mi son mai posto dei limiti, ho sempre evitato di perfezionare uno stile unico attraverso cui essere riconosciuto (soluzione che mi ha permesso di lavorare in modo molto più costante). Quindi stessa “politica” riguardo ai progetti futuri, anche se a prima vista possono sembrare incostanti, sono solo tappe di unico percorso artistico e ogni nuova esperienza è sempre un valore aggiunto.
Ho iniziato l’intervista chiedendoti di parlare del piccolo Alan, ora ti chiedo l’opposto: come ti vedi tra 10 anni?
Mi vedo sempre coinvolto nel mondo dei giochi da entrambi i lati come appassionato giocatore e come serio professionista, perchè le migliori amicizie che ho le ho conosciute inizialmente sui tavoli da gioco e non vedo perchè dovrei smettere!
È il momento degli IMPREVISTI E PROBABILITA’: ti verrà presentata un’ipotetica situazione: cosa faresti?
Davanti a te hai una matita magica, può far avverare tutto ciò che scrivi o disegni ma solo per una volta. Come la useresti?
In questo periodo la prima cosa che mi disegnerei è un’abitazione fatta su misura, contando il fatto che la maggior parte della mia vita la passo chiuso nello studio di casa!
Finiamo con il famigerato FUOCO DI FILA.
Domande a mitraglietta con due possibili risposte, senza pensarci tanto devi sceglierne una senza poter spiegare il perchè della tua scelta.
3… 2… 1… VIA!
Panettone o Pandoro?
Pandoro.
Ti senti più illustratore o giocatore?
Illustratore, ma solo perché passo più tempo a disegnarli che a intavolarli!
Giochi cooperativi o competitivi?
Competitivi: già la vita é fin troppo cooperativa!
Whitechapel o Bretagne? (non bisognerebbe mai scegliere tra due proprie creature.. ma noi siamo cattivi!)
È come rispondere alla domanda: «vuoi più bene al babbo o alla mamma?» Allora vi rispondo anche io in maniera “cattiva”: Whitehall Mystery!
Autunno o Primavera?
Primavera.
Legacy: si o no?
Sì.
Azul Spiel des Jahres: favorevole o contrario?
Contrario.
Con questo finisce questa intervista. Ti ringrazio infinitamente per il tuo tempo e per il tuo lavoro che come sai stimo molto. Speriamo di maltrattarti ancora un po’ in qualche intervista futura!
Volentieri, sai dove trovarmi! A chi interessa il mio lavoro e gli eventi a cui partecipo può invece trovarmi in Rete su https://alandamicoart.com/
Profilo Instagram: https://www.instagram.com/alandamicoart
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/alandamicoart/
Grazia mille a tutti voi e alla prossima intervista, intervista numero 10! Stiamo preparando qualcosa di davvero speciale!