L’identità digitale europea e-ID e gli effetti sull’industria

Il concetto di una e-ID legale è comunque controverso, anche se quest’idea circola da un paio d’anni. Se ne parlava già nel 2020 e all’epoca sembrava un progetto imminente, ma la questione è più complessa di quanto previsto a livello legislativo.

Nell’estate 2021 la Commissione europea si è occupata di pubblicare una proposta di regolamento per stabilire l’implementazione di un’identità digitale europea “e-ID” per la verifica dell’identificazione dei cittadini. In base a questa proposta, ogni cittadino della UE (sia residente che imprese), potrà utilizzare l’e-ID in ogni paese dell’Unione Europea.

La European Gaming and Betting Association (EGBC) è d’accordo con questa iniziativa e già si comincia a pensare agli effetti positivi che la e-ID potrebbe avere per l’industria dei giochi.

Infatti, come ha affermato Vasiliki Panousi – responsabile degli affari dell’UE di EGBA –

una e-ID dell’UE fortificherebbe le iniziative esistenti, volte a impedire ai minori di accedere al gioco da casinò online. Inoltre, impatterebbe positivamente sulla lotta contro le attività criminali e fraudolente” in Unione Europea. In più – sempre secondo Panousi – la nuova identità digitale europea offrirebbe alle autorità nazionali del gioco da casinò uno strumento standardizzato utile a identificare i clienti, supportando la conformità degli operatori del settore all’interno della loro giurisdizione.

 

Come funzionerà l’identità digitale europea e-ID?

La proposta della Commissione fa parte di una serie di obiettivi legislativi e politici dell’UE, in relazione all’ambiente digitale, definiti dalla Commissione nel marzo 2021.

L’identità digitale europea è uno degli obiettivi inclusi nella bussola digitale 2030, assieme all’ambizione di rendere tutti servizi pubblici nell’UE a disposizione dei cittadini come prestazione online. Questa misura faciliterebbe la legalizzazione di un portafoglio elettronico dove i cittadini dell’UE potrebbero registrare i propri dati personali, come nome, indirizzo e-mail, data di nascita, numero di patente, certificati di vaccinazione Covid-19 e altro ancora. Inoltre, l’introduzione definitiva di questa misura, significherebbe che sia organizzazioni pubbliche e private, così come i siti online, dovrebbero offrire la possibilità di accettare i dati digitali come informazioni legalmente verificate.

Questo significa che piattaforme online come Amazon, Booking, Facebook e siti web di gioco da casinò come crazy games, dovrebbero mettersi nell’ottica di utilizzare l’e-ID per verificare l’età e l’identità degli utenti.

In altre parole l’e-ID permetterebbe ai cittadini di identificarsi legalmente digitalmente, con la possibilità di condividere e firmare documenti online.

Di conseguenza, le firme digitali diventerebbero giuridicamente vincolanti e le informazioni incluse nei documenti, riconosciute dal sistema giuridico dell’UE.

Questo portafoglio digitale tecnicamente funzionerà su smartphone e tablet, con un meccanismo simile a Google Pay e Apple Pay, dove ogni persona potrà controllare chi ha accesso ai propri dati.

Il sistema sarà in grado di visualizzare gli attributi specifici dell’utente come il fatto di avere almeno 18 anni (per esempio valutando una patente di guida) nel caso di acquisto di alcolici o di accesso ad un casinò digitale, senza però rivelare altre informazioni personali.

 

Il requisito di interoperabilità della ID elettronica

Di certo, un elemento innovativo del disegno di legge, è l’obbligo degli Stati membri di riconoscere il sistema di identificazione elettronica degli altri Stati membri (interoperabilità della ID elettronica).

Perciò, i cittadini di un paese, potrebbero utilizzare la propria e-ID nazionale per accedere ai servizi online in un altro paese. Per esempio, un certificato sanitario elettronico rilasciato da uno Stato membro, in base al provvedimento sarà legalmente riconosciuto e accettato in tutta l’UE.

Insomma, l’intera presenza online di un cittadino dell’UE potrebbe essere visibile tramite un unico accesso, in modo sicuro e affidabile, indipendentemente da dove si trovi all’interno dell’UE.

 

L’impatto della e-ID sui games online

Già da qualche tempo è presente la richiesta di una maggiore armonizzazione nel comparto del games online dell’UE, che allo stato attuale pare fortemente frammentato.

Sicuramente, una e-ID dell’UE potrebbe trasformare alcuni aspetti del modo in cui funziona il mercato, soprattutto diminuendo le divergenze tra i vari operatori, apportando maggiori benefici ai giocatori.

Attualmente, sia autorità che legislatori del gioco da casinò negli Stati membri richiedono agli operatori del settore online di verificare l’identità dei loro clienti, al momento dell’apertura di un conto gioco. Le ragioni di questi controlli includono rispettare i limiti di età applicabili, così come i requisiti legali e le norme antiriciclaggio (AML) di ciascuno Stato membro.

Inoltre, si tratta di pratiche a supporto dei giocatori e della prevenzione dei danni.

Oggi, la verifica dell’identità dei giocatori online è un processo alquanto frammentato negli Stati membri.

 

Know-Your-Customer (KYC)

Gli operatori dei giochi da casinò sono vincolati da rigidi requisiti Know-Your-Customer (KYC), applicabili nel contesto dell’UE sull’AML. Infatti le attuali norme antiriciclaggio dell’UE, sanciscono che gli operatori del settore online devono attuare protocolli di valutazione del rischio e agire con diligenza per rilevare potenziali comportamenti criminali, garantendo la tracciabilità dei fondi dei giocatori. Insomma, gli operatori utilizzano strumenti tecnologici sofisticati, tuttavia ogni Stato membro ha requisiti e procedure legali differenti.

Quindi, l’introduzione di metodo di verifica dell’identità standardizzato, semplificherebbe la vita agli operatori dei casinò digitali. Questo portando al rispetto di molte norme diverse, contribuendo così a ridurre costi amministrativi e di conformità, specialmente per le aziende operative in più Stati membri.

Una e-ID a livello dell’UE non solo impedirebbe ai minori di accedere al gioco da casinò online, riducendo le attività criminali e fraudolente, ma migliorerebbe anche l’esperienza del cliente.

I giocatori potrebbero infatti verificare facilmente la propria identità, con un semplice clic e inoltre, l’e-ID potrebbe avere un effetto positivo sulla protezione del giocatore.

Anche se esiste un registro nazionale di autoesclusione, manca in requisito della interoperabilità. Sostanzialmente, un giocatore autoescluso in uno Stato membro, può comunque accedere a siti web di games con licenza in un altro Stato membro.

 

Le prospettive future della e-ID

Il concetto di una e-ID legale è comunque controverso, anche se quest’idea circola da un paio d’anni. Se ne parlava già nel 2020 e all’epoca sembrava un progetto imminente, ma la questione è più complessa di quanto previsto a livello legislativo.

Non è semplice capire come sarà accolta la e-ID dai cittadini dell’UE, almeno praticamente.

La Commissione Europea si è proposta l’obiettivo che entro il 2030, l’80% dei cittadini dell’UE dovrà impiegare questi portafogli e-ID.

In effetti la pandemia è stata un momento decisivo per la fornitura di servizi digitali, che ha messo in luce l’esigenza di un accesso sereno e fidato ai servizi online, sia pubblici che privati. Tuttavia, a determinare il potenziale successo dell’iniziativa e-ID entreranno in campo altri fattori come la fiducia, l’accessibilità e non ultima, l’alfabetizzazione digitale.

La proposta e-ID cambierà l’attuale regolamentazione della Commissione sull’identificazione elettronica e sui servizi fiduciari (regolamento eIDAS).

La normativa eIDAS risale al 2014 ed è stato un provvedimento in risposta alle crescenti richieste del sistema, di un’identificazione elettronica transfrontaliera affidabile e sicura nell’UE.

Ma la revisione della Commissione della normativa eIDAS, risalente al 2020, ha rivelato insufficienze quali la mancanza di flessibilità, la possibilità di applicazione al solo settore pubblico e l’assenza dell’eventualità di utilizzo in tutti gli Stati membri dell’UE.

Con eIDAS è abbastanza evidente che l’intento della Commissione non era intervenire nelle competenze nazionali o nei protocolli di identificazione elettronica in vigore in alcuni Stati membri.

Tuttavia, è positivo che in un recente sondaggio Eurobarometro – voluto dalla Commissione – il 63% degli europei è a favore di una unica ID digitale sicura per tutti i propri servizi online.

Perciò è importante che i requisiti dell’e-ID proposto soddisfino sia aspettative che esigenze degli utenti stessi e ovviamente dei cittadini.

Infatti la e-ID concederebbe agli utenti un pieno controllo sui dati personali che vogliono divulgare a terzi, conoscendo anche i modi in cui sono utilizzati e condivisi.

Misure, insomma, in grado di rafforzare la privacy dei consumatori, impedendo la condivisione di elementi di informazione superflui – minimizzazione dei dati – con altre parti.

In più, i legislatori dell’UE dovranno considerare prudentemente questioni in materia di protezione dei dati che potrebbero derivare dall’uso di una e-ID paneuropea.

Infatti, anche se gli utenti avranno controllo totale dei dati condivisi e sarà introdotta la minimizzazione dei dati come salvaguardia di protezione dei dati stessi, non tutte le informazioni personali archiviate in un portafoglio digitale, fanno parte della stessa definizione.

E restano dubbi sul funzionamento del nuovo strumento, in relazione all’applicazione del regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).

In definitiva, la proposta per la e-ID è accompagnata da una raccomandazione per gli Stati membri di sviluppare una “cassetta degli attrezzi” al servizio di un quadro europeo di identità digitale entro settembre 2022.

Questa cassetta degli attrezzi, dovrà definire l’architettura tecnica e l’ambito di riferimento per l’attuazione del quadro europeo di identità digitale.

Infine, la proposta di regolamentazione dell’identificazione elettronica, è valutata sulla base giuridica del mercato interno (articolo 114 TFUE), poiché contribuisce alla realizzazione di un mercato unico digitale europeo.

La votazione del progetto in commissione è prevista per luglio 2022. E quando Parlamento e Consiglio avranno trovato una sintesi comune – si spera non oltre il 2023 – la proposta dovrebbe mutare in regolamento direttamente applicabile da tutti gli Stati membri.


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