Il successo di Dungeons and Dragons, primo vero gioco di ruolo derivante dai wargame, non solo ha aperto la strada a un entusiasmo verso i giochi da tavolo che dura ancora oggi, ma ha anche creato i presupposti per un’evoluzione digitale dei giochi di ruolo: i videogiochi di genere RPG. In realtà, come sa chi […]
Il successo di Dungeons and Dragons, primo vero gioco di ruolo derivante dai wargame, non solo ha aperto la strada a un entusiasmo verso i giochi da tavolo che dura ancora oggi, ma ha anche creato i presupposti per un’evoluzione digitale dei giochi di ruolo: i videogiochi di genere RPG. In realtà, come sa chi mastica un po’ d’inglese, l’acronimo RPG è equivalente a GDR: si tratta infatti della sigla che, in inglese, indica i Role-Playing Games, traduzione letterale dei Giochi Di Ruolo indicati dall’acronimo italiano. È comunque comune parlare di giochi da tavolo o GDR per indicare tutti i classici in scatola e parlare invece di RPG per indicare i videogiochi di ruolo. Una distinzione che, sebbene semanticamente non proprio corretta, sottolinea un aspetto centrale: i rapporti tra i videogiochi RPG e i classici GDR. Nella loro interpretazione videoludica, le regole del genere si sono a volte allontanate e a volte sovrapposte a quelle dei classici giochi da tavolo, evidenziandone la stretta parentela.
Una delle differenze più marcate risiede, per esempio, nella fantasia del giocatore. Se qualsiasi giocatore di GDR potrebbe sfornare dozzine di aneddoti sulle situazioni più caotiche create dai propri compagni, un videogioco RPG lascia molto poco spazio all’inventiva del videogiocatore. Una differenza insita nel diverso medium, certo, con il videogioco che necessita di binari ben definiti sui quali svolgersi; eppure, ai giocatori di carta e penna apparirà lampante la mancanza della fantasia negli RPG.
Libertà ai giocatori che, invece, torna in un evidente parallelo: la creazione e sviluppo del proprio personaggio. Sia i giochi da tavolo che i videogiochi RPG pongono il giocatore in controllo di un alter ego: un avatar, da plasmare secondo le proprie preferenze. Abilità, razza, classe, specializzazioni, in molti casi persino l’influenza sulla narrazione: i videogiochi RPG ereditano dai classici GDR la massima libertà concessa al videogiocatore per immedesimarsi con il suo avatar, vivendo per suo tramite le più disparate avventure.
Altro elemento di contatto tra i due media è che entrambi richiedono una dose non indifferente di concentrazione e di attenzione. Nei giochi da tavolo come nei videogiochi RPG, infatti, non sono previsti momenti di leggerezza: al di là dei turni altrui o delle soste, ogni momento del gioco è caratterizzato dalla necessità di essere sempre vigili, ponderando ogni scelta sulla base di probabilità o studiando i movimenti dei nemici, come nelle particolari interpretazioni ruolistiche di Hidetaka Miyazaki. In questo senso, la necessità di concentrazione può permettere paralleli con numerosi altri passatempi: per esempio scacchi o bridge, ma primo tra tutti il poker. Le scelte compiute nel poker, specialmente quello online, non dipendono esclusivamente dalla propria mano, ma anche dal comportamento dell’avversario: è fondamentale prestare attenzione alle sue scelte, in maniera tale da poter distinguere la logica dietro le stesse. È evidente in tal senso il parallelo con numerosi altri titoli RPG, che esattamente come i giochi da tavolo, o il poker per rimanere entro il paragone, non concedono momenti di relax.
Una divergenza emerge invece considerando le diverse evoluzioni tra GDR e RPG: dove i primi sono rimasti fondamentalmente fedeli a sé stessi, senza abbandonare i tratti definenti del genere, i videogiochi RPG si sono spinti in diverse direzioni, facendo nascere veri e propri sottogeneri. Basti pensare agli ARPG, o RPG action, e ai JRPG, o RPG alla giapponese. Gli ARPG si differenziano dagli RPG per un approccio molto più orientato all’azione e al combattimento, avvicinandosi sotto molti punti di vista alle avventure dinamiche. I JRPG non permettono il controllo di un vero e proprio avatar del videogiocatore, ma inseriscono un personaggio ben definito, limitando in qualche misura l’immedesimazione: Final Fantasy, Pokémon, Kingdom Hearts, ma gli esempi potrebbero continuare a turno.
Uno tra i più importanti punti di contatto, infine, è l’azione che si svolge a turni. Esattamente come nei giochi da tavolo, dove i giocatori compiono le proprie scelte in un turno ben definito, negli RPG la presenza dei turni è essenziale soprattutto nel combattimento: in questo senso può mantenersi il parallelo con quei giochi che richiedono concentrazione già citati prima, come il poker o gli scacchi, nei quali ogni scelta deve essere ponderata sulla base del fatto che la contromossa sarà effettuata dall’avversario in un turno ben delimitato. Si tratta di una componente essenziale degli RPG, ereditata in maniera pressoché integrale dai classici giochi da tavolo.
Insomma, le principali differenze e punti di contatto tra giochi da tavolo e moderni RPG sottolineano come i secondi, pur ereditando le caratteristiche principali dai primi, siano stati in grado di differenziarsene ed evolversi in maniera parallela: una delle migliori prove del valore assoluto dei giochi, o videogiochi, di genere ruolistico.