Dragon Age: The Veilguard Recensione — Una brillantezza occasionale in un contesto deludente

Dragon Age: The Veilguard potrebbe essere un sogno visivo con missioni principali epiche, ma un gameplay ripetitivo, dialoghi superficiali e scelte poco impattanti compromettono l’esperienza complessiva. Scopri la nostra recensione approfondita.

Introduzione
Dragon Age: The Veilguard, l’ultimo capitolo di BioWare, rappresenta un deciso cambio di rotta per la storica serie fantasy. Ambientato in un universo maestoso e visivamente mozzafiato, il gioco promette una narrativa coinvolgente e meccaniche di personalizzazione che influenzano le interazioni sociali. Tuttavia, per quanto il titolo offra scorci di autenticità e momenti memorabili, le sue debolezze strutturali e meccaniche emergono con prepotenza, trasformando un potenziale capolavoro in un’esperienza frammentata e frustrante.

Un Inizio Promettente: La Personalizzazione del Personaggio e le Relazioni

La creazione del personaggio in The Veilguard è un’esperienza di immersione iniziale che lascia intravedere il potenziale del titolo. L’utente può selezionare una combinazione di classe, razza e passato che determinerà le reazioni degli altri personaggi e influenzerà persino il dialogo, rendendo l’esperienza un mix personale e profondo per chi cerca un approccio su misura. Ad esempio, la scelta di un passato da necromante comporta un senso di familiarità tra i giocatori e i luoghi oscuri della Necropoli, mentre giocare come un Qunari non-binary sblocca opzioni di dialogo esclusive, toccando temi di inclusione e accettazione.

Le interazioni si arricchiscono ulteriormente con personaggi che ricordano dialoghi precedenti, rispondendo e adattandosi ai comportamenti e alle scelte del protagonista. Tuttavia, tale profondità risulta ingannevole: nonostante l’apparente complessità, il controllo del giocatore sugli eventi è spesso limitato, e le scelte fatte raramente incidono sul mondo di gioco in modo significativo.

Evoluzione o Regressione? Dall’Epico Fantasy al Fantasy “Heroic”

Una delle principali delusioni di The Veilguard è il passaggio stilistico dal dark fantasy, marchio di fabbrica dei precedenti titoli, a un tono di heroic fantasy, molto più leggero e meno intenso. Gli appassionati di Dragon Age: Origins, abituati a dilemmi morali e atmosfere cupe, si troveranno a confrontarsi con un mondo colorato, popolato da personaggi con un umorismo tagliente che ricorda i film Marvel. Sebbene questa scelta stilistica renda il gioco più accessibile, ha tolto profondità e oscurità alla trama, portando i giocatori lontano dal “Dragon Age” che conoscevano.

Il Combattimento: Tattico ma Confuso e Sfiancante

In un RPG che punta a battaglie e costruzione di personaggi, il sistema di combattimento di The Veilguard è al tempo stesso esaustivo e confuso. Sebbene i giocatori possano sperimentare con gli alberi delle abilità, modificando le capacità dei personaggi, la visuale spesso congestionata e la difficoltà di lettura visiva rendono il gameplay monotono. Parate, attacchi a distanza e combattimenti ravvicinati risultano confusi e portano il giocatore a desiderare di passare rapidamente agli eventi successivi. Molti giocatori potrebbero persino abbassare la difficoltà solo per velocizzare gli scontri.

Anche la gestione della salute è stata semplificata, riducendo il numero di pozioni curative disponibili e facendo sì che il giocatore trovi oggetti curativi casualmente disposti, in un modo che ricorda più i giochi d’azione in terza persona che un RPG complesso e avvincente.

Missioni Secondarie e Puzzle: Un Riempitivo Frustrante

Uno dei principali difetti di The Veilguard è rappresentato dalle missioni secondarie, che spesso non offrono sfide significative o narrazioni accattivanti. Queste missioni si traducono quasi sempre in un combattimento ripetitivo o in puzzle poco stimolanti. Un esempio emblematico è dato dalle missioni in cui i giocatori devono trasportare fantasmi o distruggere cristalli in un ordine specifico per proseguire. Tali attività non solo risultano monotone, ma interrompono anche il ritmo della trama principale, penalizzando l’immersione e il coinvolgimento emotivo dei giocatori.

Il Mondo di Gioco: Un’Occasione Mancata per l’Interazione e la Profondità

L’ambientazione di The Veilguard è uno dei suoi pochi punti di forza, con scenari ispirati a città veneziane e spiagge ventose. Tuttavia, questo mondo esteticamente affascinante è popolato da NPC statici, senza vita, con cui le interazioni sono per lo più limitate. Ad esempio, i mendicanti nelle città non reagiscono realmente quando il giocatore dona loro una moneta, e i cani da compagnia non mostrano alcuna reazione quando il protagonista li accarezza. Tali dettagli trasformano il mondo di gioco in una sorta di facciata, priva della profondità che ci si aspetterebbe in un gioco BioWare.

Finale Epico, ma con un Colpo di Scena Deludente

Il gioco raggiunge il suo apice in un finale spettacolare, un crescendo che richiama il climax di Mass Effect 3 e che riesce a emozionare grazie alla complessità della trama. Tuttavia, la narrazione subisce una brusca battuta d’arresto con un colpo di scena che annulla gran parte della crescita emotiva costruita durante il gioco. Invece di offrire una conclusione commovente, The Veilguard sceglie una svolta poco credibile, che lascia il giocatore insoddisfatto e privo di quel legame emotivo che ci si aspetterebbe da un gioco BioWare.

Conclusioni

Dragon Age: The Veilguard è un gioco tecnicamente ben realizzato, con scenari straordinari e momenti di scrittura brillante, ma soffre di numerosi problemi strutturali che lo privano della sua anima. La superficialità delle scelte e dei dialoghi, il combattimento monotono e le missioni secondarie poco incisive lo rendono un’esperienza altalenante. Nonostante alcune missioni principali degne di nota e un sistema di personalizzazione profondo, il gioco resta una pallida ombra dei precedenti capitoli della serie.

Verdetto: Un’esperienza visivamente affascinante ma emozionalmente vuota, in cui la brillantezza occasionale non riesce a riscattare una struttura poco convincente.


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